Se ci sono riusciti Google e Microsoft, Facebook non poteva essere da meno. La quantità di dati di cui dispongono i colossi dell’online rappresenta un tesoro inestimabile per le loro casse che vale la pena di sfruttare con tutti gli strumenti che la ricerca mette a disposizione. Largo così alla possibilità di realizzare quanto di più simile all’intelligenza umana sia mai stato realizzato mediante una macchina.
Il bottino di Facebook
Facebook ha annunciato di aver varato un programma di intelligenza artificiale con l’obiettivo dichiarato, ma non primario, di proporre ai suoi utenti contenuti il più possibile pertinenti ai loro interessi. Se da una parte infatti l’utente vedrà contenuti più adatti ai propri gusti, Facebook dall’altra, con inserzioni più mirate, avrà la possibilità di incrementare il profitto derivante dalla pubblicità, suo chiodo fisso.
Per la missione l’azienda di Menlo Park ha chiamato a raccolta un gruppo di otto persone denominato AI Team, il cui scopo è sviluppare gli algoritmi che permetteranno la visualizzazione di tali notizie così filtrate sul News Feed. Il gruppo ha iniziato a lavorare solo di recente e i dettagli dei suoi esperimenti sono ancora segreti. Per ottenere questo risultato Facebook si affida ad una tecnica di intelligenza artificiale nota come deep learning capace di simulare il funzionamento delle reti di neuroni umani.
Le potenzialità del programma di Facebook
Il software potrebbe un giorno essere in grado non solo di leggere e comprendere i contenuti che pubblichiamo su Facebook, ma anche di interpretarne le emozioni, dedurre riferimenti non espliciti, riconoscere oggetti nelle foto e fare previsioni sui possibili comportamenti futuri di chi ha pubblicato il post.
Fino a questo momento gli algoritmi di cui ha disposto Facebook (EdgeRank) sono stati in grado di operare una selezione di opportunità sugli status della nostra rete sociale scegliendo un numero di contenuti che oscilla tra 30 e 60 tra i circa 1.500 che potremmo mediamente vedere ogni volta che ci colleghiamo. Una selezione basata su criteri statistici e probabilistici in base a tre variabili: l’affinità (affinity), il peso (weight) e il tempo di decadimento (time decay).
L’obiettivo del nuovo studio sull’Intelligenza artificiale è invece quello di realizzare algoritmi più evoluti, in grado di operare una selezione di contenuti basata anche su criteri difficili da comprendere per un algoritmo tradizionale.
Come si legge in un articolo pubblicato su Singularity Hub gran parte dell’interesse di Wall Street verso Facebook, anche se incostante, è scaturito dopotutto dal potenziale valore commerciale di ciò che il social network conosce dei suoi utenti.
Sulle orme di Google e Microsoft
Il Mit Technology Review, che ha riportato la notizia, spiega le mosse di Facebook per seguire i suoi competitor Google e Microsoft, che hanno intrapreso la strada dell’intelligenza artificiale già lo scorso anno utilizzando l’approccio del deep learning con effetti impressionanti nel campo del riconoscimento visivo e vocale.
Google ad esempio ha creato un software capace di riconoscere i gatti e altri oggetti presenti nei video di YouTube, utilizzando poi la tecnologia di base per abbattere il tasso di errore nei suoi servizi di riconoscimento vocale. Nel frattempo i ricercatori Microsoft si sono cimentati con la stessa tecnica per costruire un sistema in grado di tradurre dall’Inglese al Cinese Mandarino in tempo reale.
Entusiasti e scettici
La notizia genera da qualche anno grande entusiasmo. Un recente articolo a tutta pagina sul New York Times sostiene che grazie all’uso delle tecniche di intelligenza artificiale le aziende tecnologiche stanno ottenendo guadagni sorprendenti in campi diversi come la Computer vision o il riconoscimento vocale.
Ma qualcuno resta ancora scettico soprattutto in merito alla capacità dei calcolatori elettronici di rappresentare e includere il senso comune nei loro processi di apprendimento. È il New Yorker ad offrire alcune buone ragione per essere dubbiosi:
“Mentre il Times riferisce che ‘i progressi di una tecnologia di intelligenza artificiale in grado di riconoscere i modelli offrono la possibilità di creare macchine che svolgono attività umane come vedere, ascoltare e pensare’, l’apprendimento profondo porta, nel migliore dei casi, solo a un piccolo passo verso la creazione di macchine veramente intelligenti”.
“È un lavoro importante, con applicazioni pratiche immediate, si legge nell’articolo -. Ma non è così spettacolare come la prima pagina del New York Times sembra suggerire”.